Cos'è l'obedience

Circolare ministeriale del 2 aprile 2012
Nuovo regolamento gare di obedience 


Se fate ancora confusione tra "obedience" ed... obbedienza/educazione di base gustateVi la lettura di questa pagina, scritta da Maurizio Romanoni ne scoprirete delle belle !!!!

Molto ho scritto sull’ "obedience" che mi pare ora, nel momento in cui mi si chiede di tracciarne sinteticamente caratteristiche, di ripetermi e di non essere in grado in poche righe di essere esaustivo. Ritengo, dunque, utile per i curiosi e, in generale, per tutti coloro che non si accontentano di avere un cane obbediente, di leggere lo scritto allegato: "Perché praticare l’obedience". 
Qui mi voglio limitare a dire che, mentre un normale corso di base – si badi bene, utilissimo per la quotidianità – si propone di ottenere la cosiddetta obbedienza, l’ "obedience" mira alla collaborazione.Il cane non esegue pedestremente ciò che gli si chiede, ma ci guarda e freme perché lo si metta nelle condizioni di lavorare/giocare con noi. E scusate se è poco … Voglio essere chiaro e sincero.
Non credo che, né tutti i cani, né tutti i conduttori possano essere dei buoni soggetti da obedience, ma ritengo che chiunque, con un cane qualunque, se si appassionerà all’obedience, riuscirà ad instaurare un rapporto gratificante e stimolante a cui la mera obbedienza non riuscirà mai ad arrivare.


PERCHE’ PRATICARE L’OBEDIENCE

Dopo avere scritto non poco sull’obedience, con particolare riferimento all’aspetto comparativo nei confronti dell’agility, mi si chiede di spiegare il perché intraprendere tale disciplina.La domanda mi pare pertinente e assai doverosa tenuto conto dell’esigua quantità di praticanti nel nostro paese e, dunque, dell’esigenza di divulgarla.

Ripeto, pertinente e doverosa, ma per me che la pratico da qualche anno e dedico agli allenamenti la maggior parte del mio tempo libero, di carattere cinofilo, appare strana, quasi surreale.

Sarebbe un po’ come se sentissi chiedere ad un medico ad un avvocato o ad un ingegnere perché mai al liceo ha studiato l’analisi logica o ha tradotto un brano di Cicerone o gli è stato insegnato risolvere un’equazione.

Mi pare logico ritenere che nessun medico, avvocato o ingegnere potrebbe ritenersi tale se non avesse imparato a relazionarsi con la cultura.

Si badi bene: cultura non come insieme di nozioni ma come maturazione dell’individuo che l’apprendimento di dette nozioni comporta. Uscendo dalla metafora, intendo dire che nessun cane, al quale non si chieda semplicemente di accompagnarci in una gita in campagna, ma debba essere addestrato ad una qualsivoglia disciplina, agonistica o meno, deve imparare a rapportarsi con il suo padrone, inteso come capobranco. Quale disciplina può portare a ciò nel modo più armonico possibile se non l’obedience? 
Sia ben chiaro: chiunque, collegandosi con Internet o leggendo un qualsiasi manualetto, si avvicini a questa disciplina, con ogni probabilità sarà portato a considerarla come una serie di esercizi che il cane dovrà imparare ad eseguire, e che dovranno essergli insegnati, nella migliore delle ipotesi con pazienza, dolcezza e senza l’uso di alcuna forma di violenza.Niente di più errato o, quanto meno, di più riduttivo. Si può certo dire che l’obedience si estrinseca tramite una serie di esercizi, ma la sua essenza è ben altro. 


Essa potrebbe essere considerata e definita il rapporto armonico tra uomo e cane. Un insieme di concentrazione, curiosità, disponibilità a collaborare. In una fusione di due elementi in un binomio. 
Un cane preparato nel giusto modo in obedience sarà in costante attenzione nel momento in cui si renderà conto di essere in procinto di lavorare. Talvolta mi si chiede che cosa significhi obedience ed io, soprattutto quando la domanda proviene dal profano, provo una sorta di disagio, che deriva dalla consapevolezza di non poter essere capito. 
Raccontando che il cane, per esempio, deve camminare a fianco del conduttore senza staccarsi e perdere concentrazione, descrivendo l’invio ad un oggetto o la ricerca ed il riporto di un altro, sono quasi certo di leggere nello sguardo dell’interlocutore una sorta di delusione come a dire: tutto qua? 
Ma se mi trovo in compagnia del mio cane, non spiego proprio nulla. 
Mi basta metterlo in attenzione e fare qualche passo di condotta ed allora... tutto è chiaro.